mercoledì 24 ottobre 2012

Come crescere un bambino ottimista.


Ciao a tutti!!
Pronti per Halloween? Spero che voi abbiate preparato le  caramelle da dare ai bambini che busseranno alle vostre porte! I bambini hanno bisogno anche  di dolci a volte, lo zucchero mette di buon umore. L’umore buono produce pensieri positivi e il pensiero positivo produce ottimismo. Ed è proprio di ottimismo che vi voglio parlare in questo post.

Iniziamo con una breve definizione:
l’ottimismo è un atteggiamento mentale che ha esiti tangibili positivi sulla nostra salute fisica, mentale e sulla vita sociale. È una prospettiva di vita che favorisce la ricerca e l’attuazione di soluzioni costruttive e possibili, dotate di senso, a fronte di difficoltà.  

Il quesito più che ancora oggi mette in disaccordo molti studiosi è se si può insegnare l’ottimismo o è qualcosa legato alla genetica? Ottimisti si nasce o si diventa?
Ottimismo e pessimismo sono concetti troppo complessi per  essere oggetto di una incidenza genetica.
Gli studi condotti possono dirci se un tratto caratteriale è ereditabile, ma non significa che i geni dell’ottimismo esistano. Occorre rimanere aperti alla probabilità che un’alta quantità di successo dei bambini  possa condurre all’ottimismo.
Oggi si preferisce pensare ad una concezione epigenetica dello sviluppo umano. Questo vuol dire che l’espressione dei programmi genetici assume percorsi differenti di sviluppo nella produzioni delle cellule e dei tessuti in riferimento alle diverse condizioni ambientali. È probabile che l’ottimismo sia influenzato sia dall’informazione contenuta nei geni , sia da tratti di personalità, sia da contesti culturali e sociali.

Se concordiamo con questa teoria allora possiamo affermare che è possibile insegnare a essere ottimisti. Il compito risulta sempre più difficile man mano che la personalità, il carattere delle persone si stabilizza. Risulta invece più semplice quando si ha che fare con caratteri ancora malleabili come i bambini.

Secondo Seligman, psicologo statunitense fondatore della psicologia positiva,  ci sono alcuni concetti che bisogna conoscere prima di insegnare a essere ottimisti
  •       Autostima: William James elaborò una formula (autostima=successo/pretese) che esplica come maggiori sono i nostri successi e minori sono le nostre pretese, più alta sarà l’autostima.  Inoltre nel 1967 Stanley Coopersmith sostenne la tesi che l’autostima fosse cruciale per l’educazione dei bambini. In modo particolare più chiare sono le regole e i limiti imposti dai genitori, più alta sarà l’autostima; più libertà ha il bambino, più bassa sarà l’autostima.
  •       Perseveranza:  Se dopo un banale fallimento, vostro figlio, rinuncia, fallirà l’intera impresa. Ogni sub-fallimento produce sensazioni negative. Quando un bambino è in una situazione di difficoltà può adottare due tipologie di comportamenti: può restare nella situazione e agire, e ciò si definisce padronanza, oppure può rinunciare e abbandonare la situazione, si parla di impotenza appresa.
  •      Stile esplicativo: gli studiosi sono giunti a comprendere che l’essenza dell’ottimismo risiede nel modo in cui si pensa alle cause. Ci sono tre dimensioni per spiegare ogni evento che accade:

o   La permanenza: il bambino pessimista imputa gli eventi negativi a difetti e manchevolezze permanenti della sua personalità(“sono un fallito”), quello ottimista li imputa invece a stati d’animo ed altre condizioni temporanee, mutevoli.
o   La pervasività: il pessimista è catastrofista e si sente un perdente su tutta la linea, mentre l’ottimista trova invece delle cause circoscritte, che analizza.
o   La personificazione: cioè decidere di chi è colpa di un evento. Quando un’ auto-accusa è permanente e pervasiva si definisce auto accusa generalizzata: chi ha questo stile esplicativo ritiene che il problema sia un difetto incorreggibile del suo carattere. Quando è transitoria e specifica si definisce auto-accusa comportamentale.

Lo stesso autore introduce un training per insegnare ai bambini ad essere ottimisti, il Programma di Prevenzione del Pessimismo (PPP). Per la spiegazione completa di questo training vi rimandiamo al libro scritto dallo stesso autore “Come crescere un bambino ottimista”, noi nel nostro piccolo possiamo darvi semplici indicazioni:
  •      Va ricordato che il pessimismo dei bambini è in parte appreso dagli adulti di riferimento, come genitori, insegnanti ed educatori. Quindi per prima cosa è bene che riflettiate sul vostro stile esplicativo.
  •             Fate attenzione a come il bambino attribuisce la responsabilità dei problemi che insorgono se al proprio comportamento o al proprio carattere. Infatti il comportamento è modificabile mentre il carattere no.
  •             Non date giudizi di valore, né su di lui né sugli altri.
  •       Favorite fin dal principio la contingenza sociale dei bambini.
  •       I bambini hanno bisogno di fallire. Hanno bisogno di sentirsi tristi, ansiosi o arrabbiati. Se quando incontrano degli ostacoli ci precipitiamo a rafforzare la loro autostima impediamo loro di acquisire padronanza (cioè la controllabilità tra azione ed esito)
  •       Insegniamo ai bambini a pensare in modo realistico ai problemi. Realistico, non pessimistico!
  •       Far abituare ai bambini ad individuare i diversi fattori che portano a un determinato problema.
  •       Non risolvete tutti i problemi di vostro figlio. Se vostro figlio non ce la fa, aiutatelo guidandolo, ma non sostituitevi a lui nella risoluzione del problema. Se lasciate che sia vostro figlio a risolvere i problemi, non siate ipercritici. Senz’altro farà qualche sbaglio, ma se lo criticate troppo, non ci proverà più.

domenica 7 ottobre 2012

STIAMO TORNANDO!

AMICI!!



Stiamo tornando...ancora qualche giorno di attesa e poi il Vostro Gufo preferito tornerà a cercare informazioni e news in campo psicologico!!


Ci saranno tante novità e aggiungeremo nuove sezioni di informazione: i tempi cambiano ed è giunto il momento di emergere e farci spazio nel web!!

A presto!

Il Vostro Anacleto