Ciao,
in questi giorni mi è capitato di parlare dello stress e del burnout. Sapete che cosa sono questi due concetti?
Il primo si potrebbe definire come un ingrediente fisso della nostra vita, causata da una molteplicità di fattori come la risposta fisica, mentale ed emotiva che ciascun individuo oppone all’incontro con stimoli ambientali o relazionali. Mentre questo concetto può essere anche positivo, in quanto rappresenta uno stimolo per l’azione, il burnout è decisamente negativo. Si manifesta spesso con particolari stati d’animo (ansia, irritabilità, panico, esaurimento fisico…), somatizzazione (quali emicrania, sudorazione…) e reazioni comportamentali (ridotta creatività, chiusura difensiva al dialogo).
Negli ultimi anni ci sono stati, purtroppo, fatti di cronaca preoccupanti in asili riguardo a insegnanti e bambini. Questo post non vuole salvare il comportamento di quelle maestre giustamente accusate di maltrattamento, ma vuole soffermarsi su una problematica spesso non calcolata o tenuta poco in considerazione dagli istituti scolastici stessi.
Una delle categorie principali soggetti al burnout è proprio quella degli insegnanti. I motivi sono principalmente due:
- Variabili contestuali.
- Tratti psicologici personali.
Per variabili contestuali si intende la valutazione del contesto di lavoro, in questa categoria rientrano il rapporto con i colleghi e con i superiori, l’organizzazione dell’istituto, lo stipendio, il carico lavorativo e le ore lavorative. Oltre a questi indicatori di base, di fondamentale importanza è il contenuto del supporto socio-emotivo: più gli insegnanti sono coinvolti in interazioni di supporto in cui possono discutere degli aspetti positivi legati al lavoro, meno corrono il rischio di burnout; più è elevata l’affettività positiva e più gli insegnanti sono energici ed attivi e meno esposti allo stress. Alcune ricerche suggeriscono che la disponibilità di un supporto sociale costituisce un’importante fonte di contenimento dello stress degli insegnanti. Il benessere soggettivo, infatti, è una valutazione cognitiva ed affettiva, di autostima e senso di autoefficacia, in modo particolare si è visto che un evento particolarmente stressante per la carriera degli insegnanti è l’esperienza d’insuccesso scolastico degli alunni prolungata nel tempo.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, ossia i tratti psicologici personali, si possono distinguere diversi tratti in base al modello delle organizzazioni di significato personale, cioè ogni individuo sviluppa nel tempo una modalità di costruire il proprio punto di vista dall’interno in modo unico e personale, pur condividendo la stessa realtà con altre persone:
- Stile volitivo-attento: questo genere di persone ha la necessità di sentire che ha il pieno controllo della situazione ed è proprio in questi momenti che avverte un senso di autoefficacia, sicurezza e benessere. Lo stato di benessere è associato con il concetto di sentirsi tranquilli. Questi individui sono anche degli ottimi organizzatori in generale anche perché le situazioni aperte sono percepite come elemento di disturbo.
- Stile metodico-analizzatore: sono persone che si affidano al potere del pensiero di staccarsi dall’immediatezza dell’esperienza per coglierne gli aspetti invarianti: per loro la ragione è il canale principale di conoscenza del mondo. Il benessere è spesso legato alla sensazione di avere ricostruito cause, condizioni e passaggi di un processo o di un fenomeno, se ciò manca emerge la sensazione di malessere. Si sta bene se si può ordinare il caos.
- Stile fantasioso-duttile: la flessibilità e l’assoluta mancanza di rigidità sono le componenti principali di questi individui. Inoltre hanno una spiccata capacità di abbandonarsi alle fantasie e costruire storie nella mente, hanno, quindi, una creatività molto alta. Stanno bene nelle situazioni nuove, davanti agli eventi inaspettati, in tutte le occasioni che innalzano il livello di stimolazione. L’essere in relazione è la principale fonte di benessere.
- Stile responsabile-riflessivo: è un genere di persona che si focalizza primariamente sui propri stati interni che sono facilmente accessibili e oggetto di riflessione. Queste capacità introspettive generano anche una buona capacità di riconoscimento e d’empatia per le emozioni altrui. Il benessere è inteso in questo modo: si sta bene quando ci si prende cura di qualcuno. Queste persone riescono a prendere molti impegni e a portarli avanti tutti con costanza e serietà spesso senza chiedere aiuto.
Con questa suddivisione non voglio dirti che esiste uno stile personale adatto per fare l’insegnante. Assolutamente no! Però penso che all’interno di un istituto, un bravo preside, un bravo coordinatore e una buona amministrazione dovrebbe tenere conto della personalità di ogni singolo membro e capire se il ruolo dato è adatto per quell’individuo. Questa accortezza potrebbe evitare di arrivare a casi di burnout.
Per concludere vorrei sottolineare l’importanza di una formazione di auto-valutazione e auto-regolazione della propria conoscenza, delle personali concezioni e del movimento emotivo interno. Una formazione non soltanto teorica ma anche pratica e supervisionata per la tutela non solo dei bambini e dei ragazzi, ma dell’insegnante stesso.
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